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“Come si conquista un paese”: cronaca del ventennio berlusconiano

novembre 1, 2009

di Noemi Azzurra Barbuto

berlusconi%20mitraNon tutti percepiscono i cambiamenti, quando si preannunciano o sono ancora in atto, occorrono sensibilità e sottigliezza per coglierli, ancora di più per anticiparli, diventando promotori di innovazione, o, più semplicemente, adeguandosi senza resistenze a una realtà che muta in continuazione, cosa che la classe politica italiana, forse troppo tradizionalista e rivolta verso il passato, ha rigettato a lungo, prima che sulla scena politica facesse il suo scintillante ingresso un uomo nuovo, un dilettante, in realtà, senza arte né parte, cioè senza esperienza politica, ma con un solido background imprenditoriale e tanta determinazione.

All’inizio Berlusconi improvvisa, non è certo della vittoria elettorale, viene sottovalutato da tutti coloro che si aspettano, per sicura abitudine, che le cose vadano come sono sempre andate, non viene perciò temuto, si scontra con lo snobismo e il senso di superiorità della sinistra italiana senza mai perdere il suo smalto. Sono quella stessa sinistra e quel centro che perdono in quel periodo la loro egemonia politica e culturale e che successivamente sceglieranno (o dovranno scegliere) di adeguarsi al modello proposto da Berlusconi, imitandolo, per cercare almeno di salvare il salvabile.

Maria Latella, direttore del settimanale “A”, nel suo libro, “Come si conquista un Paese, i mesi in cui Berlusconi ha cambiato l’Italia”, si sofferma su un aspetto fondamentale. Il cavaliere nel ’94 si ispira alle campagne elettorali americane, ne mutua il modo di proporsi al pubblico, lo stile e le forme. Quindi, è Berlusconi che importa in Italia i metodi e le tecniche del marketing-politico elettorale già in voga nel mondo anglosassone.

E’ forse proprio quella sua inesperienza politica, considerata dai suoi avversari, che lo chiamano” il pupo”, un elemento di inferiorità, unita all’esperienza nella comunicazione, nel commercio e nel marketing, a determinare il successo dell’uomo di Arcore.

Berlusconi ha creato dal nulla un partito, attraverso selezioni dei suoi esponenti, e poi lo ha venduto come prodotto, ha assimilato il concetto di elettore a quello di consumatore, cosa che scandalizzava più ieri che oggi, e ha fatto una pubblicità ripetitiva e massiccia al suo prodotto, sottolineandone le qualità rispetto a ciò che di sorpassato offriva la concorrenza.

L’Italia non conosceva, prima del ’94, queste tecniche di comunicazione politica proprie della strategia berlusconiana.

Nel suo libro Maria Latella ripercorre i mesi in cui ha preso il via l’età del berlusconismo, quel ventennio che ancora stiamo vivendo.

Il suo racconto permette di cogliere i motivi che hanno determinato il successo del Cavaliere, che non sarà una cometa destinata a spegnarsi, come credevano i suoi avversari, ma che nel 2009 è presidente del Consiglio per la quarta volta in quindici anni.

Ed è forse questo il suo segreto: Berlusconi è stato capace di conquistare e dare voce alle diverse anime di questa società complessa, mutevole e vitale, contando, – come lui stesso ha più volte affermato -, sulla sua capacità di farsi, a seconda dell’esigenza, “sia concavo che convesso”.

berlusconi-setBisogna, dunque, adeguare la politica alla società e ai suoi mutamenti (e non il contrario), rendendola duttile, come ha fatto questo Berlusconi trasformista che si fa ora operaio, ora imprenditore, ora uomo politico, restando sempre fedele a se stesso e guardando sempre in avanti, come sottolinea la stessa Latella.

Berlusconi, l’uomo nuovo, lo ha fatto questo passo. E su questo si basa il suo successo elettorale.

Nel ’94 i politici “vecchi”, quelli esperti, quelli che hanno fatto la storia della prima Repubblica, la classe politica (anche quella europea) che guarda Berlusconi con disprezzo, non sono in grado di anticipare i tempi, troppo legati come sono a modelli e metodi ormai obsoleti.

Vince chi si pone al passo con i tempi, belli o brutti che siano, questo non conta, e non resta indietro, appunto chi si fa concavo o convesso in base alla circostanza. Perde, invece, chi resiste, chi rigidamente resta aggrappato al passato e ai vecchi schemi.

“Come si conquista un Paese” non vuole essere un’apologia di Berlusconi. Maria Latella, da brava giornalista, non esprime mai la sua personale opinione. Si cerca solo di mettere in luce il fatto che, al di là dei giudizi positivi o negativi, del berlusconismo o dell’antiberlusconismo, il cavaliere non è stato altro che un abile innovatore, che ha fatto delle sue debolezze i suoi punti di forza.

Concludiamo riportando un passo dell’intervista che Maria Latella fa all’ex direttore del Corriere, Paolo Mieli, il quale afferma: “…il fattore economico ha pesato su quelle elezioni del ’94 e anche successivamente […] una persona ricca, che ha creato imprese importanti, ha messo su un impero televisivo, ha fatto concorrenza alla Rai, se uno così, insomma, promette ricchezza e benessere e abbassamento delle tasse, risulta più credibile dei politici eredi di quei partiti colpevoli di aver creato un buco nel debito pubblico”.