Posts Tagged ‘unione europea’

h1

Il rispetto dell’ambiente come incentivo alla produttività

novembre 26, 2009

di Noemi Azzurra Barbuto

Si è concluso ieri, mercoledì 25 novembre, con il seminario dal titolo “Applicazioni operative della gestione ambientale”, il ciclo di incontri sull’ambiente e l’energia, promosso dall’Azienda Speciale IN.FORM.A. della Camera di Commercio di Reggio Calabria, con il patrocinio dell’assessorato all’Ambiente della Provincia, che ha messo a disposizione la sede di via Sant’Anna II° Tronco ed un piccolo contributo economico, e con il supporto tecnico della Dintec Scrl (Consorzio per l’Innovazione Tecnologica).

L’obiettivo di questa iniziativa, come ha affermato Antonino Tropea, rappresentante dell’Azienda Speciale IN.FORM.A., è «sensibilizzare le imprese sull’importanza degli aspetti ambientali dell’energia nella gestione aziendale, per promuovere una crescita culturale ed ambientale delle imprese sul territorio».

La Camera di Commercio inoltre si propone, in seguito al moltiplicarsi degli obblighi a carico delle aziende in materia ambientale, di fornire sia informazioni tecniche sulla normativa vigente sia strumenti concreti in termini di formazione e assistenza per mettere in regola le imprese. A questo scopo è stato istituito già da alcuni anni uno Sportello Ambiente, punto di riferimento sul territorio a disposizione delle PMI ( Piccole e Medie Imprese) reggine.

Nel corso dell’ultimo incontro, è stato fornito alle aziende un quadro sui vantaggi e le opportunità economiche derivanti dall’applicazione degli strumenti volontari in materia ambientale, in particolare dell’EMAS, che, a differenza degli altri regolamenti dell’Unione Europea, non prevede sanzioni in caso di inosservanza, tuttavia, l’azienda che volontariamente decide di aderire, attraverso l’adozione di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA) che rende trasparenti gli aspetti ambientali della sua attività, acquista maggiore credibilità all’esterno.

A questo proposito Tropea ha evidenziato che «c’è un’attenzione sempre maggiore da parte dei fornitori, degli enti pubblici ed anche dei consumatori nei confronti delle tematiche ambientali. Se l’impresa è etica ed è a norma dal punto di vista ambientale, possiede qualcosa in più. Il fornitore – ha continuato Tropea – saprà che si tratta di un soggetto affidabile, mentre il consumatore preferirà pagare un po’ di più pur di avere questo tipo di garanzia».

Quindi, le tecnologie ambientali innovative, sviluppate in ambito europeo, non solo costituiscono uno strumento efficace per la tutela dell’ambiente, ma possono anche migliorare l’attività aziendale, a vantaggio del consumatore, incentivando l’innovazione e la competitività.

h1

Il crocefisso siamo noi: uniti intorno ad un messaggio di fratellanza

novembre 5, 2009

di Noemi Azzurra Barbuto

crocifisso_ansa_JPG_370468210Ha suscitato scalpore, sollevando le reazioni non solo da parte dei cattolici ma anche dei laici, non solo da parte degli esponenti politici del centro-destra ma anche di quelli del centro-sinistra, la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che, accogliendo il ricorso presentato da una cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi Albertin, ha stabilito che “la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni”, nonché “alla libertà di religione degli alunni”.

La corte di Strasburgo ha inoltre deciso che il governo italiano dovrà versare un risarcimento di cinquemila euro per danni morali alla ricorrente, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale “Vittorino da Feltre” di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule in nome della laicità dello Stato, ottenendo un netto rifiuto da parte del dirigente scolastico. Si era aperta così una vicenda giudiziaria, scaturita infine nel ricorso alla Corte di Strasburgo, così come è previsto dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), dopo l’esaurimento di tutte le vie di ricorso interne, ed in questa sentenza senza precedenti, in quanto si tratta della prima della Corte di Strasburgo in materia di simboli religiosi all’interno delle scuole.

Il governo italiano ha presentato già ricorso contro tale sentenza. Se la Corte dovesse accogliere il ricorso, il caso verrà discusso nella Grande Camera; qualora non venisse accolto, la sentenza, trascorsi tre mesi, diventerebbe di carattere definitivo e vincolante per l’Italia, che comunque non sarebbe sottoposta ad alcuna sanzione pecuniaria, nel caso in cui non rispettasse quanto stabilito.

“Miope e sbagliata”, così il Vaticano ha definito la decisione della Corte di Strasburgo. Il portavoce della Santa4af01302c4cf5 Sede, padre Federico Lombardi, ha affermato: “Il crocefisso è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente”. Secondo padre Lombardi, emarginare dalla scuola un simbolo tanto importante per la nostra storia e per la nostra identità è qualcosa di molto grave.

Non sarà certamente eliminando il crocefisso dalle aule scolastiche che matureremo di più l’idea di un’Europa unita, perché la vera coesione non si può instaurare soltanto attraverso la creazione di un mercato unico, di una moneta unica, abbattendo le barriere agli scambi, favorendo la libera circolazione delle merci, dei capitali, dei cittadini, in questo processo è fondamentale piuttosto che i cittadini europei sviluppino un’identità comune, un sentire europeo, e questo non può che avvenire attraverso la riscoperta di ciò che ci unisce, delle nostre radici comuni, prima tra tutte quella cristiana.

Secondo la Corte di Strasburgo, la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche potrebbe infastidire i ragazzi che praticano altre religioni, o quelli atei. In tal modo, però, la Corte, troppo intenta a difendere il pluralismo, elemento essenziale di una società democratica, dimostra di non considerare il fatto fondamentale che il cristianesimo fa parte della nostra storia e della nostra cultura; inoltre, non in quanto simbolo della religione cattolica, ma come simbolo universale, potrebbe rappresentare, e di fatto rappresenta, un elemento di coesione di tutti i cittadini degli Stati membri, utile per creare quel sentimento affettivo senza il quale lo stesso processo di integrazione europea, che si fonda sui valori cristiani, risulterebbe gravemente compromesso, o fallirebbe, in quanto non porterebbe alla creazione di un demos europeo.

Risulta difficile credere che i ragazzi possano sentirsi offesi dalla presenza del crocefisso nelle loro aule.

croce-solidarietaLa presenza del crocefisso, infatti, non nega la possibilità di aderire ad altre fedi religiose né impone l’adesione a quella cattolica, bensì ricorda ai giovani, in un’epoca in cui le ideologie e gli ideali si spengono sempre di più, che si può credere in un’idea fino al punto di morire, di sacrificarsi per questa, come ha fatto Gesù, il primo vero rivoluzionario della storia, colui che per primo ha professato valori fino ad allora sconosciuti, quali il perdono, l’amore per il prossimo, la fratellanza.

In quest’ottica, il crocefisso non nega la libertà, piuttosto è simbolo di libertà; non nega il pluralismo, ma lo difende; non ci divide, ma ci unisce al di là del colore politico o di quello della pelle; non è una pietra di inciampo sulla strada della nascita di una società multiculurale, piuttosto rappresenta un modo per superare le divisioni e le differenze, perché, per creare coesione bisogna trovare convergenza in qualcosa di universale che unisca, ed i valori cristiani di amore non sono solo quelli della Chiesa cattolica, ma sono quelli di tutti gli esseri umani.

h1

Siamo ciò che mangimo: la salute della collettività dipende anche dalla salubrità degli alimenti

novembre 4, 2009

di Noemi Azzurra Barbuto

ue_bene_sicurezza_alimentare_in_italia_articoloMucca pazza, influenza aviaria, polli e mozzarelle contaminati dalla diossina, uova avariate, aflatossine nel latte, sughi e condimenti contenenti coloranti cancerogeni, latte alla melamina, suini irlandesi. Sono solo alcune delle emergenze alimentari che negli ultimi anni hanno messo in discussione la sicurezza di ciò che mangiamo e che ci hanno fatto interrogare perplessi sul percorso che conduce un determinato alimento fino alle nostre tavole.

Esiste una stretta correlazione tra alimentazione e salute. Se è vero il principio, nato dalla saggezza popolare, per il quale “siamo ciò che mangiamo”, nel senso che i cibi di cui ci nutriamo determinano il nostro stato psico-fisico e influenzano il nostro corpo, è chiaro che alimenti nocivi possono costituire un grave pericolo per la nostra salute.

In base alla definizione sintetica dell‘Unione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la sicurezza alimentare è una responsabilità condivisa dal campo alla tavola. Ma essa costituisce ancora oggi un problema di salute per i cittadini, nonostante siano numerosi gli strumenti normativi elaborati sia a livello nazionale che comunitario al fine di garantire i consumatori, come, ad esempio, l’obbligo dell’etichettatura dei prodotti alimentari, il cui scopo non è solo quello della tutela degli interessi del consumatore attraverso una corretta informazione, ma anche quella di favorire la correttezza delle operazioni commerciali, nonché la libera circolazione dei prodotti alimentari all’interno dell’Unione Europea.

Nel mese di marzo è stato importante il lavoro dei carabinieri proprio nell’ambito della sicurezza alimentare nel territorio reggino, avendo concluso con successo diverse operazioni di controllo, alcune delle quali hanno portato anche al sequestro, da parte dei carabinieri della motovedetta di Roccella Jonica, con la collaborazione dei colleghi delle stazioni territoriali, di oltre 50 kg di pescato tenuto in cattivo stato di conservazione e di oltre 10 kg di merce decongelata che veniva spacciata per pesce fresco da parte di due venditori ambulanti. Negli stessi giorni i NAS hanno chiuso e sequestrato due capannoni e quattro celle frigorifere industriali, destinate al deposito di alimenti, gestiti da una società operante nel settore della distribuzione, dopo aver riscontrato gravi carenze igenico-sanitarie e strutturali e la mancanza di alcune autorizzazioni obbligatorie.

Dunque, un cibo mal conservato, trattato con manipolazioni scorrette o esposto ad inquinanti di vario tipo può essere causa di danno per la salute di chi, ignaro, lo consuma.

Per questo la sicurezza degli alimenti prodotti, commercializzati o somministrati dipende da una seriepricesharing%20-%20cibi%20scaduti%20occasione%20per%20fare%20chiarezza%20su%20sicurezza%20alimentare_1 di norme igieniche fondamentali, che devono essere conosciute e scrupolosamente osservate non solo dagli addetti alla preparazione e alla vendita di prodotti alimentari, ma anche da ciascuno di noi, perché siamo proprio noi l’ultimo anello di quella catena che conduce gli alimenti dal campo alla tavola.

Abbiamo rivolto alcune domande a un luogotenente dei NAS, che ci ha accolto con quella gentilezza e quella disponibilità che hanno sempre caratterizzato e contraddistinto l’Arma dei Carabinieri.

Il rischio deriva solo dal prodotto globalizzato, importato in Italia cercando di eludere certi controlli e di cui a volte può essere arduo rintracciare l’origine, o anche del prodotto italiano, persino locale?
“Non esiste una statistica che addita un prodotto di provenienza estera. La dannosità di un prodotto dipende da diversi fattori, non solo dalle materie prime, ma anche, ad esempio, da luogo dove viene lavorato. Noi possiamo avere i migliori prodotti, ma se li lavoriamo in un luogo non adatto, il prodotto può diventare nocivo. Un’altra fase riguarda i depositi, un’altra ancora la vendita. Non dobbiamo entrare nell’ottica difforme che un prodotto importato dall’estero sia dannoso, perché le valutazioni da fare sono molto più complesse e sono relative alla filiera alimentare. Contano anche le modalità di vendita, quindi l’etichettatura. Dire che un prodotto è nocivo perché viene dall’estero non è corretto”.

I controlli effettuati dalle autorità competenti sono sufficienti per renderci sicuri di ciò che arriva nel nostro piatto, cioè il consumatore si può recare tranquillo a fare la spesa?
“Certo, i controlli vengono svolti quotidianamente con tanto impegno. Quando parliamo di controlli, parliamo di sicurezza, che deriva da tutte quelle attività cosiddette legali. Il controllo è costante, qualificato e svolto con precisone. Il problema è il sommerso, cioè le vendite porta a porta, e oggi anche internet. Chiunque su eBay può comprare qualsiasi prodotto, ma occorre ricordare che la garanzia prima è l’occhio del consumatore, il quale dall’etichetta può controllare direttamente dove nasce un prodotto e le sue modalità di conservazione”.

Quali consigli può dare a noi consumatori, ultimo anello di una catena spesso lunga e difficile da ricostruire?
sicurezza-alimentare“Il controllo dell’etichetta è il primo passo da fare, leggere poi dove vengono stabiliti i criteri di conservazione e verificare il rispetto di quanto consigliato, controllando le temperature dei frigoriferi. Tutti i banchi frigoriferi e gli espositori dei surgelati devono essere a una temperatura di -18°. I latticini e tutti gli altri prodotti fresci devono essere conservati a 4-6°. E’ importante notare che sui surgelati non ci siano patine o cristalli di ghiaccio, chiaro segno che non è stata rispettata la temperatura. Inoltre, per quanto riguarda le pizzerie, i ristoranti, i panifici o le salumerie, bisogna stare attenti anche all’abbigliamento e al modo di presentarsi del personale: camice pulito, cappello in ordine, pulizia in generale. Infatti, se una persona non cura la sua pulizia personale come può avere cura del cibo?”.