di Noemi Azzurra Barbuto
Una scenografia stellata ha fatto da sfondo allo spettacolo “La stella dei magi”, “Rapsodie Agresti”, organizzato dall’associazione culturale Traiectoriae, con il contributo dell’assessorato Agricoltura ed Attività Produttive della Provincia di Reggio Calabria e dell’assessorato Cultura ed Istruzione della Regione, che si è svolto ieri sera nel Planetario Provinciale Pythagoras, sito in via Salita Zerbi.
La serata, aperta liberamente a tutti i cittadini, si inserisce nell’ambito del programma del Planetario, “Sotto le stelle di Natale”, che ha avuto inizio sabato 19 dicembre con il “Concerto di Natale” e si concluderà mercoledì 6 gennaio, nella parrocchia San Salvatore, con l’incontro “La cometa di Natale da Giotto a Giotto”, curato da Angela Misiano, responsabile del Planetario Pythagoras.
Non si è trattato di una rappresentazione teatrale né di un concerto, bensì di qualcosa di più: un racconto recitato ed accompagnato dalla musica, che connette miti persiani, testi tratti dai libri sacri zoroastriani, dalle Sacre Scritture e da “Il Milione” di Marco Polo. Particolari anche la storia ed i protagonisti, che non sono nati dalla penna di uno scrittore, piuttosto sono realmente esistiti migliaia di anni fa.
Sono i magi, figure quasi mitiche, sicuramente misteriose, nell’immaginario comune, eppure storiche, come ha spiegato Domenico Gatto, studioso di storia antica e curatore dei testi dello spettacolo, recitati dagli attori siciliani, nonché cantastorie, Donatella La Macchia e Giuseppe Luciani.
«I magi nel mondo antico non erano sconosciuti – ha commentato Gatto – erano sacerdoti monoteisti che credevano che sarebbe un giorno arrivato un Salvatore». Ed ebbero la capacità di cogliere la nascita di Gesù e l’inizio di un’epoca nuova attraverso l’osservazione degli astri.
Dunque, l’obiettivo dello spettacolo non è stato solo quello di intrattenere piacevolmente il pubblico, ma anche quello di «promuovere la divulgazione culturale in modo teatrale», come ha dichiarato Gatto, che ha posto l’accento sul problema della progressiva perdita della fantasia da parte dei giovani.
La narrazione, secondo lo studioso, rappresenta un ottimo mezzo per stimolare l’immaginazione dei ragazzi, che sono ormai tanto assuefatti a recepire quotidianamente migliaia di immagini preconfezionate e virtuali da non avere più bisogno di usare la fantasia.
Non è un fenomeno da sottovalutare, dal momento che senza fantasia non si può creare. E quando si smette di creare, si smette anche di progredire e di crescere.