di Noemi Azzurra Barbuto
Per incidere efficacemente sul problema, particolarmente grave in Italia, della eccessiva durata dei processi, è possibile ricorrere al rito arbitrale, che costituisce un metodo moderno ed efficace di risoluzione delle controversie, alternativo alla via giudiziaria.
E’ stato questo il tema affrontato ieri pomeriggio dagli studenti del liceo classico “T. Campanella”, in occasione del primo dei cinque appuntamenti che si inseriscono nell’ambito del progetto annuale “Costituzioni a confronto”, promosso dalle docenti Liliana Veneziano, Filippa Quattrone, Francesca e Mattia Maria Neri.
L’obiettivo del progetto è quello “di avvicinare i ragazzi al mondo politico-istituzionale e di approfondire lo studio della nostra costituzione – ha spiegato la preside Maria Quattrone– anche attraverso il confronto con le costituzioni degli altri Paesi europei“.
Nel corso del primo incontro i ragazzi hanno partecipato ad una simulazione del rito arbitrale a scopo didattico, guidati dal professore, nonché coordinatore scientifico della Corte Arbitrale Europea, Luciano Delfino, dagli avvocati Giuseppe Lombardo ed Alfredo Foti, e dalla coordinatrice Duilia Delfino.
I principali vantaggi del rito arbitrale, che può avere ad oggetto esclusivamente i diritti disponibili (come quelli patrimoniali), rispetto al processo civile italiano, come ha spiegato Delfino, sono la riduzione notevole dei tempi necessari per la risoluzione della controversia e l’abbassamento dei costi delle procedure.
“La crisi della giustizia è evidente – ha affermato il professore, ricordando che l’Italia è stata più volte condannata dalla Corte di Giustizia europea per la lunghezza dei processi – i ritardi endemici, che superano la ragionevole durata del processo, nonché la farraginosità di tutto il sistema, rendono necessario un sistema alternativo alla giustizia statale per arrivare alla soluzione dei problemi”.
Delfino, che ritiene che le riforme che il governo sta portando avanti, nonostante gli sforzi, produrranno scarsi risultati, ha puntualizzato che, per poter ricorrere al rito arbitrale, è necessario sia che entrambe le parti siano preventivamente d’accordo a fare ricorso a questo tipo di giurisdizione sia che dichiarino di accettare il regolamento e le clausole della Corte Arbitrale Europea.
L’arbitro unico e specializzato, chiamato a pronunciarsi entro nove mesi, non emetterà la sentenza, bensì il lodo, impugnabile davanti al tribunale di primo grado.
La velocità del rito arbitrale non costituisce un pericolo nella tutela dei diritti, piuttosto una sua ulteriore garanzia, dato che, come sostiene Delfino, “una giustizia ritardata è sempre una cattiva giustizia“.