di Noemi Azzurra Barbuto
Il luogocomune vuole che noi donne siamo quelle sempre pronte ad aprire il becco su tutto ciò che riguarda il nostro compagno. Ma la verità è che spesso anche gli uomini non fanno altro che giudicarci per come ci vestiamo, per come cuciniamo, per come ci trucchiamo, per come parliamo, per le nostre scelte, amicizie, e così via.
Dietro quella che a prima vista potrebbe apparirci come una critica, a volte si nascondono solo una preoccupazione e un consiglio sensato , ma è anche vero che quello che con astuzia potrebbe essere spacciato come un consiglio, che noi siamo incapaci di accettare, spesso nasconde un velenoso giudizio.
È giusto che chi ci vuole bene ci corregga. Stare insieme vuol dire anche questo. Ma cosa distingue le critiche costruttive da quelle distruttive?
Innanzitutto, un elemento importante per distinguere un consiglio da una critica è la frequenza. Se qualsiasi cosa facciamo, lui è sempre pronto a dire la sua, in modo anche aspro, a volte persino con sarcasmo, state certe che di consigli non si tratta, sebbene voglia farli credere tali. Un consiglio viene dato con amore, non contiene anche rabbia.
Quindi, in questo caso, care amiche, vi informo che vi trovate davanti Mister Sotuttoio.
Mister Sotuttoio è il più grande degli insicuri.
Critica in te tutto ciò che non accetta di se stesso e ciò che lo spaventa. Sta sempre lì a cercare qualcosa che non va, per potersi porre sempre su un piano di superiorità rispetto a te perché si sente inferiore.
Tenterà di convincerti del fatto che lui è più grande, ha più esperienza, è più vissuto, è uomo, che non ti vuole criticare, ma aiutare. E ti farà sentire sbagliata sempre e comunque. Se non capirai il fine buono delle sue parole, ti accuserà di essere permalosa, esagerata, presuntuosa, arrogante, mentre tu inghiotti critiche su critiche in silenzio come bocconi amari. Ti accuserà anche di non potere parlare con te.
Vivere con Mister Sotuttoio può diventare davvero difficile e fare sorgere in te moltissime insicurezze. Ma la cosa peggiore è che piano piano smetterai di essere te stessa davanti a lui, per paura di infastidirlo e di sentirlo parlare.
Il suo sguardo su di te ti apparirà come quello di uno scrutatore. Non ti sentirai amata, ma ti chiederai “Chissà cosa vuole adesso?!”.
Mister Sotuttoio ti ama, ma non può fare a meno di giudicarti. Forse perché anche lui è stato tanto giudicato e anche perché non si accetta. Quella severità che usa nei tuoi confronti la usa anche verso se stesso. Non si ama, si giudica. Ma gli viene più facile fare pesare i giudizi su di te.
Tranquilla, piano piano ti abituerai. Dimenticherai che amare è libertà di essere ciò che si è, sentirsi a proprio agio sempre, non temere di essere giudicato, non criticare, bensì accettare l’altro per ciò che è.
Presto Mister Sotuttoio ti accuserà di essere un problema, un danno, una rovina, perché lui è tanto insoddisfatto della sua vita che deve trovare qualcuno o qualcosa a cui addossare tutte le colpe.
Forse finirai con il crederci. Ti sforzerai di essere perfetta, cioè, non perfetta, ma come lui vorrebbe che tu fossi, sebbene non ti sia chiaro cosa voglia.
Purtroppo, sai, è così facile credere alle cattiverie, soprattutto se vengono ripetute ogni giorno.
Non importa quanto tu sia bella, innamorata, devota, non importa quanto darai, quante ne perdonerai, quanta gioia porterai nella sua esistenza. Mister Sotuttoio vede tutto nero.
Potrà mai cambiare?
Ti devo dare una bella notizia. Ti sembrerà impossibile, ma sì, può cambiare.
Può passare dalle critiche agli apprezzamenti, può riconoscere i suoi errori, l’essere stato pesante, eccessivo, critico, severo, l’averti trascurata, il non averti fatta sentire amata. Può essere sinceramente addolorato e soffrire da morire. Ma solo quando ti avrà ormai irrimediabilmente persa.Perché lui è così: insoddisfatto e infelice. E come ogni insoddisfatto vuole solo tutto ciò che non può avere. Tutto ciò che gli manca.
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In amore gli opposti si attraggono o si respingono?
Maggio 26, 2011di Noemi Azzurra Barbuto
Per amarsi bisogna assomigliarsi. È ciò che sostiene lo psicologo inglese Glenn Wilson, che ha condotto uno studio sulla coppia, elaborando il Quoziente di compatibilità (Qc), unità di misura dello stato di salute di un rapporto. Il docente, attraverso elaborati questionari sottoposti ad oltre 2.000 persone, è giunto alla conclusione che le coppie più longeve e più stabili sono quelle caratterizzate da parteners molto simili tra di loro nel carattere, nelle preferenze, negli interessi, nei valori e nei modi di fare.
Ma in amore, si sa, non esistono regole generali ed assolute. Come affermava Blaise Pascal, «il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce». E forse noi possiamo aggiungere: “che non può conoscere”. Dunque, secondo il filosofo-matematico francese, che la scienza sia capace di spiegare perché restiamo più attratti da una persone rispetto ad un’altra, o cosa ci sia alla base del colpo di fulmine, o perché alcuni partners scelgano di stare insieme per tutta la vita, mentre altre coppie naufraghino dopo pochi mesi di vita a due, è assolutamente da escludere.
In che cosa poi sia opportuno essere simili non è specificato nel dettaglio da Wilson. Ci si chiede allora se per stare a lungo insieme sia necessario avere la stessa nazionalità, dando valore all’antico proverbio popolare “Moglie e buoi dei paesi tuoi”, o possedere lo stesso livello culturale, la stessa estrazione sociale, stipendi più o meno uguali, stessi hobbies, stessi gusti sessuali, stesso bioritmo, stessa età, stesso modello familiare, stesse perferenze culinarie, affinché non si litighi sul ristorante da scelgiere (messicano e italiano?), e così via.
Bisogna riconoscere a Wilson il merito di avere fatto un gran bel lavoro, analizzando un campione così esteso, avendo dedicato tanta cura alla sua ricerca, tuttavia è stato inutile. Sì, fatica sprecata, perché la ricetta dell’amore per tutta la vita possono trasmetterla bene soltanto i nostri nonni, che non hanno condotto nessuna indagine e non hanno elaborato nessun questionario, bensì hanno fatto qualcosa di più importante: hanno vissuto. E vivendo hanno sofferto, hanno gioito, hanno superato tanti ostacoli, ed hanno anche amato. L’ingrediente principale di questa ricetta d’amore è la pazienza. Ne occorre tanta per superare i momenti critici, le difficoltà quotidiane, i piccoli grandi litigi, le piccole grandi crisi da cui nessuna coppia è mai stata o sarà mai immune.
Wilson crede che, eliminando ogni causa di possibili attriti attraverso la somiglianza dei due partners, si possa giungere ad un rapporto longevo. Sarebbe opportuno, piuttosto, che le coppie sapessero che le difficoltà ci saranno sempre e che l’essere identici non le potrà escludere, ma che potranno superarle attraverso la comprensione, e il loro amore così ne uscirà ancora più forte.
Un rapporto tra due persone non è qualcosa di statico, come postula Wilson, ma qualcosa in continuo divenire, dal momento che nel corso della vita si cambia, si cresce, si modificano idee, opinioni, modi di fare, modi di pensare, ideologie, principi. La coppia più longeva è quella capace di vivere le diversità che via via si presentano armonizzandole, facendo in modo che esse non siano motivo di divisione, bensì motivo di arricchimento reciproco e di maturazione. Immaginare un rapporto in cui i due parteners sono simili, credendo inoltre che potranno continuare ad esserlo per tutta la vita, non è soltanto inverosimile, ma persino poco allettante. Infatti, il confronto con ciò che è diverso da noi ci porta a fare esperienze nuove, a conoscere noi stessi, a rendere la nostra esistenza meno monotona, più dinamica. Più che simili, occorre essere complemetari, ossia possedere delle diversità attraverso le quali giungere all’equilibrio, alla completezza.
L’essere diversi comporta, inoltre, la coltivazione da parte dei parteners di passioni differenti e, di conseguenza, il mantenimento di sani spazi individuali che in ogni coppia rappresentano sempre un toccasana, in quanto permettono a ciascuno di passare del tempo da solo, di ricaricarsi e di sentire anche la mancanza del compagno.
La diversità dell’altro, dunque, non deve essere considerata in modo negativo, come causa di contrasti, ma in modo positivo, come opportunità.
Tuttavia, lo psicologo britannico non ha tutti i torti. Per stare insieme a lungo bisogna averla una somiglianza. Fondamentale è camminarsi accanto guardando verso la stessa direzione.