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Politica estera: l’Italia vuole la sua rivincita

aprile 28, 2015

di Azzurra Noemi Barbuto

Il sistema internazionale è caratterizzato dall’assenza di un organismo sovranazionale capace di agire sulla sovranità di ciascuno Stato limitandola. Nessuno Stato, d’altronde, sarebbe disposto a cedere parte della propria sovranità in favore di un organismo superiore, soprattutto in determinati ambiti di particolare interesse. E questo è lo stesso motivo per cui l’Unione Europea costituisce in parte un’utopia, alla quale tuttavia bisogna anelare, come dire? “Punta alla luna, male che vada arriverai alle stelle”. 

Nel panorama internazionale però l’Italia rappresenta oggi un’eccezione perché è l’unico Stato al mondo che dimostra un atteggiamento di sudditanza nei confronti degli altri componenti. Non solo in Europa. Non solo negli USA. Ma sudditanza anche nei confronti dell’India, e mi riferisco alla vicenda dei nostri Marò. È di oggi la decisione della corte suprema indiana di rinviare a dopo le vacanze estive indiane la decisione riguardo ai nostri fucilieri, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. 
 

C’è da chiedersi da cosa derivi questo atteggiamento servile unito a questa mancanza di consapevolezza del fatto che, soprattutto nell’era della globalizzazione e la conseguente interdipendenza delle economie, ciascuno stato gode di un peso negoziale che può fare valere pacificamente negli affari internazionali, o in casi come questi, agendo a tutela di un suo proprio cittadino. 
Il comportamento tenuto dal nostro governo trasmette all’estero l’immagine e l’idea di una nazione debole, priva di forza, assoggettabile, che si può scavalcare, ignorare, prevaricare, sottomettere, non rispettare. Va da sé che questo non ci giova. 
Nel diritto internazionale non esistono leggi scritte, si fonda tutto sulla consuetudine. Nulla conta di più dell’abitudine in questo ambito. Sapete qual è la prassi più in voga oggi? Trattare l’Italia come un paese che non conta nulla. Ma quando uno Stato si dimostra debole? Pensateci bene… Quando non tutela i suoi cittadini. Uno Stato che, invece, agisce con forza e intransigenza a tutela dei suoi, acquisisce forza e prestigio agli occhi del mondo. E persino l’India, senza offesa, ci ha superati in questo.
Il cittadino italiano oggi assomiglia più ad un apolide e vive il paradosso di vedere tutelati gli immigrati clandestini in Italia e non la sua famiglia. Questo comportamento disgregante, distruttivo e diseducativo ci ha messi alla berlina davanti a tutto il pianeta oltre a crearci gravi danni interni.
È il momento di tirare fuori il carattere. Le azioni necessarie sono:
– opporsi seriamente al fatto che gli sbarchi avvengano solo in Italia, facendo presente agli Stati membri dell’UE che un atteggiamento non collaborativo significherebbe per l’Italia il venir meno delle ragioni, degli scopi e dei valori che l’hanno portata a partecipare attivamente e con entusiasmo al processo di integrazione e dunque sarebbe da prendere in considerazione la possibilità di estromettersi.
– Quanti immigrati ci sono in Italia? Milioni. Cinesi, bengalesi, venezuelani, indiani, africani. Sì, anche indiani. Bene. Che il governo chieda con estrema urgenza l’estradizione dei nostri marò, affinché vengano giudicati nel loro Paese, pena il rimpatrio immediato di tutti gli indiani insediati in Italia, senza distinzioni. 
Ma Renzi, che pure è avvezzo all’uso della minaccia all’interno del suo partito e in parlamento (ad esempio, per costringere la camera ad approvare l’italicum o estromettendo dalla commissione affari costituzionali tutti coloro che non approvano la nuova legge elettorale tanto cara al sindaco premier), non dimostra lo stesso polso appena messo il piedino fuori dal territorio italiano. Ecco allora che si trasforma in un ragazzino in gita, che porta il vino agli amici e mantiene rapporti amichevoli con tutti, mentre tutti pensano che, in fin dei conti, sia proprio un…. “caro ragazzo”.