di Noemi Azzurra Barbuto
La famiglia può essere considerata un indicatore che rivela il livello di benessere di un’intera società, dal momento che quando si ammala, in quanto cellula prima della società, a soffrirne è l’organismo intero.
Creare delle politiche di sostegno all’istiuzione familiare diventa di fondamentale importanza nella cura e nella prevenzione di diversi mali che ci affliggono.
Secondo il sen. Carlo Giovanardi, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con delega alla famiglia, alla droga e al servizio civile, una famiglia forte costituisce il presupposto fondamentale anche per l’integrazione degli immigrati.
In occasione della visita al CISM di Reggio Calabria, una società cooperativa che opera sul territorio calabrese dai primi anni ’80 e che si occupa dell’accoglienza agli immigrati, presso la quale si è recato insieme al consigliere regionale Giovanni Nucera, Giovanardi ha dichiarato di non essere favorevole all’introduzione della religione islamica nella scuola italiana, dal momento che, invece di agevolare l’inclusione dei ragazzi musulmani, li separerebbe ancora di più dagli altri. “Gli stranieri che decidono di venire a vivere in Italia devono rispettare e conoscere la nostra cultura, che affonda le sue radici nella cristianità. È questa conoscenza che favorisce l’integrazione”.
Viviamo dunque in una società complessa, in cui anche la famiglia si evolve verso forme nuove, diverse da quel modello tradizionale che era predominante fino a qualche decennio fa. La disgregazione del nucleo familiare crea incertezza nei giovani, ai quali vengono a mancare punti di riferimento indispensabili nella crescita. A questo proposito, il sottosegretario di Stato ha osservato che “è statisticamente più facile provvedere all’educazione di un figlio in una condizione di equilibrio che in una situazione di disgregazione del nucleo familiare o in cui è presente conflittualità latente tra i coniugi”.
Ma la debolezza della famiglia non è l’unico problema dei giovani di oggi. Essi, infatti, stanno facendo i conti anche con una crisi economica, che, per le proporzioni che ha assunto e le sue conseguenze, è stata paragonata a quella del ’29. Questo non fa altro che accentuare l’incertezza dei ragazzi verso il fututo. Tuttavia, Giovanardi esorta i giovani a riflettere su quanto di positivo hanno rispetto a quelli di una volta, i quali forse avevano più certezze, ma minore benessere, un’aspettativa di vita ridotta, poche posssibilità di viaggiare e di informarsi. Afferma il senatore: “Oggi i giovani vivono nel periodo più fortunato della storia, la qualità della vita è nettamente superiore rispetto a quella di altre epoche storiche. Ma questo benessere va mantenuto, guardando al futuro in modo positivo, creando nuovi nuclei familiari, mettendo al mondo dei figli, perché, in caso contrario, tra denatalità, invecchiamento della popolazione e fenomeno migratorio, c’è il rischio reale per l’Italia che tra qualche generazione si trasformi in un Paese in cui gli italiani sono una minoranza”.
Forse sono proprio i giovani del Mezzogiorno d’Italia a risentire maggiormente dei danni prodotti dalla crisi, perché qui essa si è innestata in un sistema economico che è in crisi da sempre. Come uscire dal circolo vizioso della mafia e del sottosviluppo? Giovanardi è convinto che se ne venga fuori “lavorando dall’alto e dal basso. Dall’alto, con lo Stato, che deve mettere in campo la magistratura, le forze dell’ordine, per reprimere la criminalità; dal basso, con l’impegno congiunto della Scuola, della Chiesa, delle famiglie, delle agenzie educative, che devono concorrere tutte per ottenere risultati positivi”.
Il senatore ha dato questo consiglio ai ragazzi: “Siate egoisti. E l’egoismo è pensare a studiare, ad acquisire professionalità, a sposarsi, ad avere dei figli, preparandosi così un futuro che non sia di solitudine, ma nel quale la formazione di una famiglia, con dei figli, dei nipoti, consentirà di avere anche una vecchiaia che non sia di abbandono e di disperazione”. Ed essere egoisti significa anche non bere, non drogarsi, non fumare, non farsi del male.
In una società che si fa sempre più vecchia e che per questo tende ad escluderli; sempre più competitiva, nella quale diventa sempre più difficile trovare un proprio ruolo; nella quale i ragazzi si sentono paradossalmente soli, sebbene la comunicazione non sia mai stata così facile e veloce, è forse questa la ricetta della felicità per i giovani: mettere al centro di tutto i loro sogni, il loro futuro; in una parola, loro stessi.