di Noemi Azzurra Barbuto
«La legalità è la vostra forza», con queste parole Tommasina Cotroneo, giudice delle indagini preliminari (Gip) del Tribunale di Reggio Calabria, ha esordito nel suo incontro con gli alunni del circolo didattico Aurelio Cassiodoro di Pellaro, in occasione del sesto appuntamento, moderato dal giornalista Francesco Tiziano, del ciclo “Testimonials istituzionali”, tenutosi ieri pomeriggio nella scuola elementare.
Il progetto, che coinvolge le quinte classi dell’istituto, come ha spiegato la dirigente scolastica, Giusy Princi, rientra nell’ambito della sperimentazione del percorso di “Cittadinanza e costituzione”.
L’obiettivo è quello di favorire l’acquisizione da parte dei ragazzi di una coscienza civica nonché l’interiorizzazione delle regole fondanti del vivere civile, attraverso l’incontro diretto con coloro che ricoprono ruoli istituzionali e che possono quindi trasmettere ai giovani la loro esperienza.
Non è stato facile per Cotroneo spiegare ai piccoli studenti le funzioni del giudice ed il significato di termini complessi, quali “principio di legalità”, “ordinamento giuridico”, “giurisdizione”, “costituzione”. Ma non c’è dubbio che i bambini abbiano colto il messaggio fondamentale del gip: le regole non si rispettano per paura della punizione, ma perché questo è funzionale al vivere civile.
«Attraverso la legalità ci si affranca, perché il rispetto delle regole è strumento di libertà e di progresso», ha dichiarato Cotroneo, che ritiene che l’educazione alla legalità sia più efficace quanto più avviene in tenera età.
Ma cosa vuol dire “vivere nella legalità”? «Significa non barattare i diritti con i favori», secondo Cotroneo. Indispensabile a questo scopo l’istruzione, perché studiare è «l’unico modo per proteggersi dall’arroganza e dai soprusi».
È dunque un invito ad impegnarsi di più a scuola quello lanciato ai ragazzi dal giudice, affinché possano essere liberi domani e vivere onestamente, contribuendo all’indebolimento della criminalità organizzata, che trova terreno fertile nell’arretratezza culturale.
«Il recupero della legalità non passa attraverso l’inasprimento della pena, ma attraverso un progetto di informazione e di formazione dei giovani», ha affermato Cotroneo.
A guidare questo progetto devono essere la scuola e la famiglia, secondo il gip reggino. Sono queste, infatti, le istituzioni che, prima di tutte le altre, «hanno il compito di favorire l’assorbimento da parte dei più giovani del concetto di legalità – ha concluso Cotroneo – affinché diventi parte essenziale dell’uomo».