di Noemi Azzurra Barbuto
La discriminazione oggi non riguarda più il sesso, il colore della pelle, ma lo stato civile. Finiti i tempi in cui chi aveva superato i trent’anni e non era sposato doveva subire continue mortificazioni e cercare di non rispondere alle inquisitorie domande dei parenti in occasione di feste e compleanni in famiglia, oggi viviamo gli albori di una controtendenza: a subire gli svantaggi del proprio stato civile sono sempre di più quelli sposati.
Ristoranti per single, vacanze per single, libri per single, monolocali per single, macchine per single, lavatrici per single, aperitivi per single, negozi per single sorgono ormai ovunque, anche in Italia. Con una precedente esperienza di matrimonio alle spalle o mai accasati, impenitenti sempre, oggi i single sono sempre più numerosi, ma soprattutto sono contenti. Si distinguono sia dai classici Don Giovanni di una volta, orgoglio di mamma e papà, Peter Pan mai cresciuti, che da quelle zitelle pelose, diventate sempre più acide con il tempo, che, sebbene rare, si vedevano in giro. Loro sono single per scelta personale, non per scelta di qualcun altro. E single vogliono restare.
Sono soprattutto donne che, sperimentata la quiete e la libertà del vivere da sole, non ci pensano neanche a rinunciarci per convolare a nozze con il primo arrivato. Sempre più esigenti, loro oggi vogliono un uomo straordinario sull’altro piatto della bilancia, altrimenti lasciano perdere perché non ne varrebbe proprio la pena. Loro hanno capito che non serve un uomo accanto per essere felici.
Se fino ad ieri i sogni di ogni ragazza erano il giorno del matrimonio, la proposta di matrimonio, il vestito da sposa, i figli, il marito dei sogni, l’anello, oggi sono il giorno della laurea, il lavoro, la carriera, il successo (perché no?!), la propria indipendenza economica, vivere da sola, e così via.
Ma non è vero che queste donne abbiano perso l’istinto materno. Hanno solo messo al centro se stesse e hanno capito che un bambino è più felice se la sua mamma è a sua volta felice e realizzata innanzitutto come donna.
Ma di chi sono figlie queste donne di oggi? Sono figlie di quelle donne di ieri che hanno sognato matrimonio, casa, figli, marito, ma anche carriera, indipendenza, lavoro, ma che poi hanno messo nel cassetto questi ultimi sogni, tra i pannolini e la lista della spesa. Ma ogni tanto i sogni messi da parte affioravano in loro e le rendevano tristi, a volte infelici, e oggi piene di rimpianti. Le loro figlie vogliono riscattarle…perché hanno ricevuto così tanto dalle loro madri: la loro stessa esistenza.
Queste figlie hanno imparato una lezione che non hanno avuto direttamente. E oggi sanno cosa vogliono, ma sanno soprattutto di meritarlo. Non è vero che non si sposano perché non credono nel matrimonio. Ci credono così tanto che non vogliono ridurlo alla scelta di un vestito, ad una cerimonia, ad una decisione presa a qualunque costo con il rischio di sbagliare. Si prendono il loro tempo.
Forse è proprio così: andiamo verso una società di single. Ma questo non deve farci temere come conseguenze la perdita del valore della famiglia, la solitudine, l’affermazione dell’individualismo, il calo della natalità, e così via. Essere single a lungo oggi significa solo scegliere più consapevolmente chi avere accanto…per il resto della vita. E non è questo il presupposto fondamentale di un matrimonio felice?
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Essere donne oggi
novembre 18, 2010
di Noemi Azzurra Barbuto
Alcuni giorni scorrono veloci, altri si trascinano lenti. Guardi l’orologio e sono ancora le 12. La noia è il male sociale di questa società che, stranamente, è troppo frenetica. Caoticità e apatia. Due concetti inconciliabili. O forse no, nella società degli eccessi e delle contraddizioni.
È bene trovarsi qualcosa da fare, qualsiasi cosa sia. Se il lavoro non c’è, te lo devi inventare; se poi non hai i mezzi per realizzarlo, cerchi di procurarteli. Per fortuna c’è a chi basta un foglio e una penna, o un display su cui digitare qualcosa, in attesa di scrivere per una rivista, un quotidiano, di successo.
Voglio parlare sinceramente, aprendo il mio cuore, a tutte le donne che, un po’ per caso, un po’ per errore, si imbatteranno in questo mio blog. Voglio dedicare a voi tutte, quindi anche a me stessa, questa rubrica, e voglio farlo, nel mio piccolo, cercando di sgretolare quel muro di silenzio dietro il quale spesso ci ripariamo, o, a volte, anche solo cercando di strapparvi un sorriso.
Sì, penso davvero che la vita debba essere presa con ironia. Io l’ho fatto anche nelle situazioni più tragiche, per smorzare la tensione, per alleggerire tutto. In fondo, ogni cosa cambia, quando tu stessa cambi prospettiva.
Non è facile essere donne oggi. Ma forse lo era ancora di meno ieri, quando non ci era data possibilità di scegliere. Quindi, se è vero che, da un lato, la società pretende da noi di essere attive, sexy, accattivanti, giovani, toniche, in forma, brave mogli, instancabili amanti, madri eccezionali, e, nello stesso tempo, lavoratrici di successo; dall’altro, non siamo più costrette ad essere sottoposte, assoggettate, vincolate agli uomini della nostra vita.
Oggi noi possiamo scegliere. Persino scegliere di dire “no”, di non adeguarci a certi canoni. Eppure, ancora siamo esitanti, un po’ imbarazzate, incerte, davanti a certe scelte: chiudere una storia che ci fa soffrire, prendere in mano la nostra vita e viverla esattamente come vorremmo, fregandocene dei giudizi, di ciò che pensano gli altri, di ciò che ci chiede la società.
Ci manca il coraggio, a volte, di spiegare le ali e volare, perché ci hanno inculcato nella coscienza che è difficile farlo da sole.
Ma io vi dico, care amiche, che non si può volare che da sole. E, solo in alto, volare accanto a qualcun’altro.