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Maggio 25, 2011
di Noemi Azzurra Barbuto
Lo sviluppo economico ed anche culturale di una regione è da sempre strettamente connesso alla presenza di vie di
comunicazione e di trasporto efficienti, tali cioè da consentire degli scambi di ogni tipo con le regioni limitrofe nonché facili spostamenti.
Una società di questo tipo è “aperta”, ossia ricettiva, capace di espandersi, di fare uscire e di accogliere. Invece, una società “chiusa” è quella che resta accartocciata su se stessa, statica, incapace di confrontarsi e quindi di crescere e migliorare.
Forse si potrebbe raccontare un intero popolo analizzando le sue vie di comunicazione, le sue strade, i suoi porti.
Se ciò fosse possibile, della Calabria si potrebbe dire che il suo mancato sviluppo dipenda proprio dalla carenza di strade interne e dalla loro parziale o mai realizzata modernizzazione, e, soprattutto, dall’incompiutezza della famosa autostrada Salerno-Reggio Calabria, che, entrati in Calabria, altro non è che un cantiere a cielo aperto, attraversato ogni giorno da migliaia di automobilisti e camionisti, incolonnati tutti su una sola corsia, che si sposta ora a destra e ora a sinistra.
Uno vero e proprio slalom fino a Reggio Calabria. Ed ogni volta che lo percorro, trovandomi spesso imprigionata in lunghe code in mezzo al nulla, non posso fare a meno di riflettere sul fatto che la difficoltà snervante che il turista incontrarebbe nel raggiungere la Calabria come meta delle sue vacanze non può non costituire un fortissimo disincentivo.
A questo si aggiungono altri deterrenti: la mancanza di strutture, di negozi, di servizi pensati proprio per i turisti.
Ecco che un luogo che per vocazione sarebbe meta ideale delle vacanze per il suo mare, per la sua natura, per i suoi
colori, per la sua cucina, per il suo clima, per la sua storia, non essendo valorizzato nelle sue potenzialità, diventa località turistica di pochi, di solito famiglie trapiantate al nord che tornano giù per l’estate.
Numerosi sono i villaggi turistici nell’area di Nicotera, Tropea, Capo Vaticano. Zone meravigliose. Ma, uscito fuori dal villaggio, il turista trova ben poco o nulla, esattamente come accade a chi và in vacanza in un villaggio italiano ad Agadir, in Marocco.
Mancano persino i cartelli stradali, le indicazioni. Facile perdersi in questa Calabria ancora selvaggia. Così alle lunghe code in autostrada si aggiunge il tempo perso in cerca della stradina giusta per arrivare in un determinato paese. Compito davvero arduo nella zona del vibonese dove la segnaletica è pressoché inesistente. A me è capitato più volte di perdermi in quell’area che và da Rosarno a Pizzo Calabro e che comprende numerosi paesini. Si orienta bene solo chi è del posto in quel dedalo di strade tra i campi che scendono giù fino al mare.
L’impressione è quella di essere dentro un intricato labirinto. Si tenta una via, sperando che sia quella gista, poi si torna indietro. La visione di un cartello stradale sembra un miraggio. E ci si domanda perché nessuno provveda a far mettere delle indicazioni. Perché nessuno ne parla? Perché nessuno si lamenta di questo stato di degrado imperituro? Si orientano sono gli indigeni, e forse questo basta.
Sembra ormai normale che sia tutto così. Ci si stupirebbe piuttosto se non lo fosse. Che senso di smarrimento proveremmo se domani trovassimo su quelle strade delle indicazioni a spingerci sulla retta via? Forse avremmo perso tutta la magia del viaggio, quel senso di avventura, e la Calabria forse sarebbe un pochino meno selvaggia, perdendo parte del suo misterioso fascino.
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aprile 29, 2010
di Noemi Azzurra Barbuto
Non solo orologi, mucche, cioccolata, ma anche trasporti eccellenti, gastronomia variegata, paesaggi idilliaci e piccole città dove l’innovazione e la tradizione danno vita ad un connubio perfetto. La Svizzera è tutto questo e molto di più.
Al fine di promuovere il turismo verso questa magnifica nazione racchiusa nel cuore pulsante dell’Europa, ieri mattina nella sala conferenze dell’albergo “È” si è tenuta una conferenza promossa dall’ente Svizzera Turismo, sede di Roma, in collaborazione con il consolato onorario svizzero in Calabria.
Un’occasione, inoltre, per fare un bilancio del progetto “Conosci la Svizzera 2010”, al quale hanno aderito 100 studenti del liceo classico europeo “Tommaso Campanella” di Reggio Calabria e che si è concluso la settimana scorsa con un viaggio che ha permesso ai ragazzi di visitare quattro città svizzere (Zurigo, Lucerna, Losanna e Ginevra), scoprendo la Svizzera in una nuova ed inedita veste.
Sì, perché i nostri vicini svizzeri sono lontani da quello stereotipo ormai consolidato che li vorrebbe eccessivamente
pignoli, fino al limite della noia. Gli svizzeri ironizzano con simpatia su questo aspetto e si sanno anche divertire, senza perdere l’amore per l’ordine e la pulizia. Prova ne è l’entusiasmo degli studenti reggini appena rientrati da una settimana da sogno.
Grande la soddisfazione del console onorario Renato Vitetta, che ha personalmente accompagnato in viaggio i ragazzi, regalando loro emozioni ed esperienze inaspettate, come la visita al palazzo UEFA o quella al palazzo ONU a Ginevra.
Il successo del progetto “Conosci la Svizzera 2010”, consistente in un interscambio tra il liceo reggino e quello losannese “Pareto”, costituisce «l’ennesima dimostrazione che la nostra città riesce a dare e a ricevere richiami importanti proprio per la sua strategica posizione», ha dichiarato l’assessore comunale al Turismo Enzo Sidari.
«Vogliamo scambiarci la possibilità di conoscerci meglio», ha continuato l’assessore, auspicando il rafforzamento del rapporto tra Reggio Calabria e la Svizzera.
«È certo che questo avverrà», ha garantito Vitetta, confermando il forte interesse che la Svizzera nutre nei confronti della nostra regione.
Ad illustrare nel dettaglio l’offerta turistica della Svizzera due rappresentanti dell’ufficio Svizzera Turismo, Piccarda Frulli ed Enrico Bernasconi.
Il programma turistico per l’estate 2010 punta, da un lato, sulle escursioni in montagna in varie zone della nazione; dall’altro, per celebrare il centenario del famoso treno che negli anni 30 ha meravigliato il mondo, sulla turistica tratta ferroviaria del Bernina che da Tirano arriva a St.Moritz (2 ore e 15 minuti per un percorso di 61 km), inserita dal 2008 nel patrimonio mondiale Unesco per le meraviglie paesaggistiche che si possono ammirare guardando fuori dal finestrino.
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dicembre 17, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
Non sarà utile soltanto alle forze dell’ordine, agli enti territoriali della pubblica amministrazione, alla Prefettura, che ha promosso l’iniziativa, ma anche a tutti i cittadini, che ne avranno libero accesso, la banca dati geografica, realizzata attraverso il progetto Sistema Informativo Territoriale Integrato (SITI), presentato ieri mattina nella sala conferenze del Palazzo della Provincia.
Questo immenso serbatoio di dati, costruito con tecnologia GIS (strumento che governa un Sistema Informativo Territoriale) da Patrizia Adorno e da Simone Lanucara, esperto in sistemi informativi territoriali, conterrà informazioni dettagliate riguardanti, nell’ambito della provincia di Reggio Calabria, ambiente, trasporti, protezione civile, viabilità, sicurezza.
L’obiettivo, come ha spiegato il prefetto di Reggio Calabria Francesco Musolino, è «il potenziamento dell’efficacia e dell’efficienza degli uffici della Prefettura sia quanto a tempi di risposta in fasi emergenziali sia nei compiti di monitoraggio del territorio».
«Articolata ed aperta», così Musolino ha descritto la banca dati, che, sebbene sia fornita di diversi livelli di utilizzo, alcuni dei quali contenenti informazioni più specifiche e per questo riservate in via esclusiva alla forze dell’ordine, non ha un carattere di segretezza.
Infatti, si tratta di informazioni già disponibili nella Pubblica Amministrazione, fornite dai Ministeri dell’Interno, dell’Ambiente, dell’Istruzione, delle Finanze, della Difesa, dalla Regione Calabria, dalla Provincia di Reggio Calabria, dall’Istat, dalla Camera di Commercio e da altri uffici.
La novità, per niente scontata, è la loro organizzazione all’interno di un sistema che semplifica le procedure e velocizza i tempi di accesso alle informazioni che sono oggetto, di volta in volta, della ricerca dell’utente interessato, offrendogli, come lo ha definito il prefetto, «il dato raffinato».
La creazione di un unico geodatabase, che costituisce lo stato delle conoscenza attuali sul territorio della provincia di Reggio Calabria, rappresenta per il vice sindaco, Giuseppe Raffa, «un passo importante di coordinamento», realizzato in un momento in cui da parte di tutte le istituzioni della provincia emerge la sentita esigenza di agire insieme per ottenere migliori risultati.
Il presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria, Lucio Dattola, ha espresso il suo entusiasmo nei confronti di «un’iniziativa originale che sviluppa le possibilità del web, che ha semplificato il lavoro delle aziende».
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dicembre 16, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
«Insieme siamo ancora più forti». È sulla base di tale diffusa consapevolezza che lunedì 14 dicembre nella sede della Prefettura i rappresentanti di diversi Comuni della provincia reggina ed il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, hanno sottoscritto il protocollo d’intesa per l’approvazione e la sottoscrizione dello statuto dell’Associazione dei Comuni dell’Area dello Stretto.
Il protocollo, firmato alla presenza del prefetto di Reggio Calabria, Francesco Musolino, che ha sostenuto fin dal principio l’iniziativa e al quale l’accordo stesso attribuisce il ruolo di garante degli impegni assunti, nonché del vice prefetto Giuseppe Priolo, costituisce un ulteriore passo verso la costituzione di un organismo nuovo, comprendente i comuni firmatari, all’interno del quale possano essere coltivati, come ha affermato Scopelliti, «quel dialogo, quel confronto e quella collaborazione che spesso sono mancati tra i sindaci della provincia».
Infatti, attraverso questo accordo i rappresentanti dei Comuni di Bagnara Calabra, Calanna, Campo Calabro, Cardeto, Fiumara, Laganadi, Montebello Jonico, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, San Roberto, Sant’Alessio, Santo Stefano, Scilla e Villa San Giovanni, si impegnano a proporre, entro sessanta giorni, ai rispettivi Consigli Comunali l’approvazione dello Statuto costitutivo dell’Associazione dei Comuni dell’Area dello Stretto, già presentato e discusso il 9 aprile scorso.
«Un momento importante di sinergia, che viene dal basso e che testimonia la capacità della provincia di interfacciarsi all’interno di se stessa», con queste parole il prefetto ha parlato dell’iniziativa, sollecitata dal sindaco di San Roberto, Giuseppe Vizzari, di formalizzare un’alleanza tra i Comuni.
L’idea nasce, come ha spiegato Priolo, «dalla necessità di aggregarsi al fine di realizzare strategie unitarie per lo sviluppo integrato, per la gestione associata dei fondi comunitari e di alcuni servizi come la polizia municipale». L’Associazione dei Comuni dell’Area dello Stretto, inoltre, «sarà libera di proporre – ha puntualizzato Musolino – alla Prefettura e alla Provincia i temi che riterrà più opportuno sviluppare»
«Prove tecniche di città metropolitana», così Scopelliti ha definito il risultato conseguito lunedì, «frutto di una grande collaborazione tra i sindaci dell’area dello stretto in funzione dell’obiettivo comune della città metropolitana che non potrà riguardare solo Reggio Calabria».
Scopelliti ha sottolineato l’esigenza, per un territorio che punta sul turismo come risorsa, di valorizzare anche le zone interne e montane, proprio perché «il turismo non è solo quello estivo». In quest’ottica l’accordo con i sindaci dei comuni più distanti dalla costa può rappresentare un modo per promuovere il territorio nella sua interezza.
Convinzione condivisa anche dal sindaco di San Roberto, secondo il quale, «la città metropolitana si estende oltre i confini della città, includendo la montagna, che svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo».
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dicembre 16, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
Malattie ematologiche, del muscolo cardiaco, delle ossa, dei vasi sanguigni, che procurano gravi sofferenze a milioni di persone, possono essere curate oggi attraverso un semplice gesto: la donazione del sangue del cordone ombelicale.
Per sensibilizzare tutta la cittadinanza, ma anche per raccogliere i fondi necessari per le attività di informazione, per tutta la giornata di domenica 13 dicembre, i volontari e la presidente regionale, Gaetana Franco, della GADCO, Associazione Gruppo Avis Donatrici Cordone Ombelicale, che ha la sede reggina negli uffici dell’Avis sita sul corso Garibaldi, si sono messi al servizio dei cittadini, accogliendoli nello stand allestito per l’occasione in piazza San Giorgio.
L’obiettivo che si propone la GADCO, associazione senza fini di lucro, attraverso questa iniziativa è la promozione della donazione del sangue del cordone ombelicale in tutta la Calabria. Ed è proprio nell’Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria che è localizzata la Calabria CBB (Cord Blood Bank), ossia la banca deputata alla raccolta del sangue prelevato.
«Un’operazione semplice e rapida, che non procura alcun rischio ed alcuna sofferenza al neonato – ha sottolineato Franco – dal momento che avviene quando il cordone è già stato reciso».
Il prelievo consiste nell’aspirare il sangue dal cordone per poi raccoglierlo in una sacca sterile, che
viene successivamente inviata alla Banca per le analisi e la crioconservazione a 196° C sottozero.
Il sangue del cordone ombelicale, «ricco di cellule staminali che possono essere conservate a lungo termine ed entrare nel circuito italiano e mondiale», come ha spiegato la presidente regionale dell’associazione, non è utile solo nella cura delle malattie ematologiche, ma, cosa altrettanto importante, «nel futuro potrà dare speranza ai malati di numerose altre patologie attualmente non curabili».
Non sono poche le donne reggine che quest’anno hanno fatto questa scelta di amore e di speranza, circa un migliaio, ha riferito Franco, aggiungendo che il prossimo anno «supereremo certamente questo numero». Infatti, anche in Calabria, si sta diffondendo sempre di più la convinzione che, come recita lo slogan della GADCO, «il cordone è vitale».
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dicembre 13, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
Un altro personaggio famoso, questa volta un attore italiano, Enrico Loverso, ha solcato giovedì 10 dicembre il tappeto rosso del teatro Politeama Siracusa, nell’ambito della terza edizione del “Calabria Film Festival”, “Festival Internazionale Cinema, Ambiente e Paesaggio”, organizzato dalla Fondazione Calabria Film Commission, presieduta da Francesco Zinnato, che ha preso il via a Reggio Calabria martedì 8 e si concluderà sabato 12 dicembre.
“La Calabria nel cinema” il tema della serata, durante la quale è stato proiettato il film “Il ladro di bambini” del regista calabrese Gianni Amelio, girato nella nostra regione, in particolare nella zona di pellaro, nel 1992, e nel quale Enrico Loverso interpreta il ruolo principale.
«Un film che ha toccato il cuore di tutto il mondo e che ha la stessa forza della tragedia greca», così ne parla l’attore, secondo il quale, il successo di questa pellicola è ascrivibile al fatto che racconta «la realtà nuda e cruda, attraverso immagini semplici, rappresentando l’uomo per ciò che è».
L’attore, di origine siciliana e noto anche nel panorama internazionale, ha indossato nella storia la divisa di un carabiniere calabrese, trasferitosi a Milano per ragioni di lavoro, al quale vengono affidati due orfani affinché li accompagni in Sicilia.
Ecco che ha inizio questo viaggio emozionante lungo la penisola, fino a giungere lì dove si ferma il pullman, davanti ad un tipico e desolato paesaggio calabrese, fatto di strade disastrate ed edifici incompleti. Ma «lo scenario, in realtà, non è di degrado – ha commentato Loverso – quei palazzi ancora da finire sono incompleti sono negli occhi dello spettatore, perché chi ci abita li considera la propria casa».
Dunque, non un’unica verità, ma diverse, ognuno possiede la sua. Ed il protagonista durante questo viaggio al contrario, non più quello tipico dell’emigrazione dal sud al nord, ma dal nord al sud, ritrova la sua verità smarrita, le sue radici, la semplicità e l’umanità dei rapporti, anche grazie al contatto con i due orfani, tramite i quali riconosce se stesso.
«In questo viaggio a ritroso – ha spiegato Loverso – il carabiniere scopre le sue potenzialità, capisce di cosa può essere capace, trasformandosi da guardiano in padre protettivo». Secondo l’attore, il protagonista, una volta lacerate le vesti che indossa, «assomiglia molto a quegli edifici incompleti che si vedono lungo la strada e che, privi di intonaco, mostrano senza vergogna la loro verità».
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dicembre 13, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
Sono le donne le principali protagoniste del film “Angela come te” della regista di origine calabrese Anna Brasi, proiettato nel pomeriggio di venerdì 11 dicembre al teatro Politeama Siracusa, appuntamento che si inserisce nel quadro del “Calabria Film Festival”, organizzato dalla fondazione Calabria Film Commission, presieduta da Francesco Zinnato con la collaborazione artistica di Patrizia Tallarico.
Il film, girato nel golfo di Squillace nel 1988, racconta l’amicizia tra due donne molto diverse che hanno lo stesso nome, interpretate da Barbara De Rossi e da Antonella Ponziani.
In un periodo difficile Angela, una colta e raffinata donna di trent’anni, lascia Milano per tornare in macchina in Calabria, dove vive il padre. Lungo la strada Angela, una ragazza di vent’anni impulsiva e grossolana, le chiede un passaggio. Questo incontro segnerà sia l’inizio di un rapporto quasi tra madre e figlia, bello ma anche difficile, sia un cambiamento di vita per entrambe.
Infatti, la donna di Milano, interpretata Da Barbara De Rossi, deciderà di fermarsi in Calabria; mentre, la ragazza calabrese si trasferirà a Milano, «una città piena di occasioni, che sembra prometterti chissà cosa».
Sembra che queste due donne non abbiano nulla in comune fuorché il nome, invece ciò che le avvicina è il
“trovarsi sulla stessa strada”, l’essere entrambe sole ed indipendenti. Forti e fragili come tutte le donne, capaci di prendere da sole quelle scelte difficili che molto spesso gli uomini rimandano.
«Rivedere questo film ha suscitato in me emozioni molto forti, è la mia prima opera e ne sono molto affezionata», ha commentato la regista, Anna Brasi, subito dopo la proiezione. Accanto a lei il produttore del film, Filippo Bussi. «Desideravo raccontare attraverso Barbara De Rossi una storia che non è la mia – ha continuato Brasi – perché io qui non sono mai tornata dopo essermi trasferita a Roma».
Ecco che girare un film diventa un modo per rendere viva una possibilità mai realizzata concretamente. Rimasta in sospeso come le vite di queste due amazzoni…on the road.
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dicembre 10, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
«Miope, disastrosa e contraddittoria al professato federalismo», così Antonino Perna e Michele Galimi, presidenti (il primo onorario) dell’Associazione Italiana Comuni dei Parchi, giudicano la recente decisione del Governo che stabilisce la riduzione del numero dei sindaci all’interno degli organismi di gestione dei parchi nazionali.
Tale «violento e repentino attacco alle autonomie locali», infatti, mina la partecipazione stessa delle amministrazioni locali, più qualificate in materia per il contatto diretto con il territorio, nella definizione delle scelte che riguardano gli enti parco, nonché, come ha affermato Galimi in occasione della conferenza stampa tenutasi ieri mattina presso la sala biblioteca del Palazzo della Provincia, «la vivibilità dei parchi, che non sono musei, piuttosto hanno un cuore pulsante e devono essere considerati come risorse».
L’associazione non contesta la ratio del provvedimento governativo, consistente nell’esigenza di abbassare i costi della politica, bensì chiede che, invece del numero dei sindaci all’interno della Comunità del Parco, vengano ridotte le presenze ministeriali, mantenendo intatta la democraticità del sistema. Non bisogna dimenticare, infatti, come ha più volte ricordato Galimi, che «il sindaco in Italia è l’unica figura eletta direttamente dal popolo».
Questo nuovo approccio centralizzato agli enti parco si inserisce, secondo Perna, nel quadro di un diffuso
atteggiamento, che non riguarda soltanto la Calabria, di scarsa attenzione nei confronti del nostro patrimonio forestale e boschivo, che determina lo spopolamento delle montagne e che spesso si traduce in tragedia.
«Se i comuni montani vengono abbandonati – ha spiegato Perna – il territorio intero si degrada, dal momento che la garanzia più sicura anche contro l’arrivo dei camion carichi di rifiuti tossici è costituito dal presidio del territorio da parte di chi lo abita».
Inoltre, «con lo spopolamento dei paesi montani muoiono l’identità, la cultura, l’orgoglio di appartenenza – ha affermato Galimi – in una parola, muore l’uomo».
Al ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, entrambi i presidenti chiedono, insieme a tutti i sindaci dei comuni che rientrano nei territori dei parchi nazionali, che il governo faccia un passo indietro, attribuendo agli enti locali il loro ruolo di veri attori protagonisti della gestione territoriale.
L’associazione Italiana Comuni dei Parchi ritiene fondamentale il coinvolgimento diretto nella gestione delle aree protette di tutti gli attori economici dei territori per giungere all’adozione di soluzioni adeguate e capaci di trasformare le zone montane in luoghi accoglienti e vivibili attraverso la fornitura di tutti servizi essenziali per i cittadini.
Che nel raggiungimento di questo obiettivo riescano da soli gli organi centrali dello Stato resta difficile crederlo. Non è da escludere, come hanno anticipato Galimi e Perna, che, se il governo dovesse perseverare in questa pratica centralistica, i sindaci decidano di uscire dalle aree protette.
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novembre 19, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
Sullo sfondo suggestivo del lungomare reggino, precisamente presso il Circolo velico, si è svolta, mercoledì 18 novembre, un’importante manifestazione sportiva per celebrare i successi degli atleti della F.I.S.E Calabria (Federazione Italiana Sport Equestri), conseguiti in occasione della Fiera Cavalli, importante evento sportivo che si svolge ogni anno a Verona e che quest’anno, dal 5 al 9 novembre, ha attirato 153.000 visitatori, 700 espositori e 920 giornalisti nazionali ed internazionali.
Alla manifestazione di premiazione pubblica hanno preso parte Roberto Cardona, presidente della F.I.S.E. Calabria, Fabio Colella, in rappresentanza di Mimmo Praticò, presidente del C.O.N.I. Calabria, Giovanni Filocamo, presidente provinciale del C.O.N.I, ed Enzo Sidari, assessore comunale al turismo e allo spettacolo.
La rappresentanza regionale della monta americana che fa capo alla F.I.S.E. ha conquistato a Verona ben due coppe italiane in due specialità importanti per la federazione, quella del barrel e quella del polebending. Una vittoria riconfermata, in verità, dal momento che già l’anno scorso le squadre calabresi avevano conquistato una coppa. La F.I.S.E. Calabria ha ottenuto inoltre la medaglia di bronzo nei campionati italiani di salto ad ostacoli con la junior di Soverato Carmen Notaro; infine, due medaglie d’oro, una di argento e due di bronzo in occasione delle Ponyadi, le olimpiadi di pony per bambini, svoltesi a Roma, ai Pratoni del Vivaro, nel mese di settembre.
ォUn grande risultato sportivo conseguito a livello nazionale – ha affermato orgoglioso Cardona – la coppa italiana rappresenta il corrispettivo del famoso scudetto nell’ambito del calcioサ. Il presidente ha poi sottolineato il fatto che queste vittorie danno lustro alla nostra regione, esportando la sua immagine al di là dei confini non solo regionali ma anche nazionali.
Colella, dopo aver riflettuto sul fatto che dietro ogni vittoria c’è molto sacrificio, non solo da parte degli atleti, ma di tutti coloro che li supportano, ha posto l’accento sulla mancanza di strutture sportive, che rende più duro il lavoro degli atleti in Calabria.
Ha mostrato entusiasmo per la vittoria delle coppe anche Filocamo, che ha affermato che ォquando una disciplina sportiva considerata minore si mette in evidenza in questo modo, la soddisfazione è doppiaサ. A questo proposito, Sidari ha osservato che ォin questo momento in cui il calcio ed il basket ci danno delusioni, dovremmo ripartire proprio dagli sport meno praticati ma di cui possediamo una lunga tradizioneサ.
Un punto di partenza da non sottovalutare, dal momento che si tratta di due coppe italiane vinte da una stessa regione.
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novembre 19, 2009
di Noemi Azzurra Barbuto
«Una sinfonia, arricchita dai contributi dei giovani laureati e dei docenti». Così Francesca Fatta, preside della facoltà di architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, ha definito il libro “Conservazione e valorizzazione del patrimonio architettonico e urbanistico: idee e proposte per la Calabria”, (edito da Iiriti Editore), presentato martedì 17 novembre, alle ore 11:30, presso la biblioteca centrale della facoltà di architettura. Accanto a lei, a testimonianza della coralità di questa iniziativa, i docenti Francesca Moraci, direttore del dipartimento SAT (Scienze Ambientali e Territoriali), Enrico Costa, presidente del corso di laurea in Urbanistica, Renato Laganà, Rosa Maria Cagliostro, rappresentante legale ATS (Associazione Temporanea di Scopo) e curatrice del volume insieme a Franco Prampolini e Domenico Passarelli. Hanno partecipato alla presentazione anche le ex-studentesse del corso di alta formazione post-laurea COVAP, “Esperto in tecniche di conservazione e valorizzazione dei beni architettonici e urbanistici”, promosso congiuntamente dal CERERE (Centro Regionale per il Recupero dei Centri Storici Calabresi) e dal dipartimento SAT dell’Università Mediterranea, di cui questo libro rappresenta la sintesi.
Dunque, l’iter che ha portato alla pubblicazione del volume è stato un lavoro di gruppo, svolto sia dai docenti che dagli studenti, per giungere, come ha affermato Moraci, ad «una ricerca integrata, capace di superare la frammentazione disciplinare, realizzando una conoscenza superiore». Il risultato del corso, in verità, è stato più grande: non sono state create soltanto delle figure professionali più specializzate, di cui la città di Reggio, protagonista principale della nuova stagione urbanistica che la Calabria sta vivendo, necessita, ma è anche stata sperimentata una nuova modalità nel rapporto tra docenti e discenti. A questo proposito Cagliostro: «Abbiamo fornito agli studenti amicizia e disponibilità. Questa esperienza ci ha arricchiti tutti a livello umano». Anche Laganà, che ha definito il libro «una piccola ma pesante raccolta di contributi», ha manifestato il suo entusiasmo per il clima di collaborazione instaurato con gli studenti nei cantieri di restauro. Costa, dopo aver ricordato alcuni tra i temi più importanti affrontati dagli studenti nel libro, ha parlato di decoro urbano e legalità, sottolineando che «in un ambiente indecoroso il cittadino è meno portato al rispetto delle leggi». Prampolini ha indicato il compito fondamentale della didattica, che non è soltanto quello di formare i professionisti del futuro, ma soprattutto quello di «sollecitare la società civile». In conclusione, Cagliostro ha voluto ringraziare in modo particolare i giovani studenti, «perché spetta a loro il compito più difficile: andare avanti».
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