di Noemi Azzurra Barbuto
Spietate, dissolute, frivole, ma anche intelligenti, forti, affascinanti, sono così le donne dei Cesari, alle quali il Centro Internazionale Scrittori della Calabria (C.I.S.) in collaborazione con l’associazione culturale Anassilaos ha dedicato un ciclo di incontri, conclusosi mercoledì pomeriggio nella saletta San Giorgio al Corso con il quinto appuntamento “Da Vespasiano a Domiziano”.
A raccontare queste particolari figure femminili dell’Impero Romano Stefano Iorfida, presidente dell’associazione Anassilaos.
L’obiettivo dell’iniziativa è, come ha illustrato Iorfida, «capire fino a che punto il materiale che la storiografia ha raccolto su queste donne fosse reale o mero gossip».
Ciò che è emerso nel corso degli incontri è stato un sentimento di malevolenza da parte degli storici nei confronti delle potenti donne dei Cesari, unito ad «una precisa volontà di denigrarle -ha spiegato Iorfida- in quanto donne e detentrici di potere».
Un potere piuttosto ambiguo, quasi effimero, almeno così sembrerebbe, essendo esercitato dietro le quinte, eppure non per questo meno incisivo e penetrante. Ne è un esempio emblematico Agrippina, moglie di Claudio e madre di Nerone, che ebbe un ruolo di grande rilevanza, arrivando in alcune circostanze ad esercitare il potere quasi in modo ufficiale.
La grandezza di queste donne risiede soprattutto nell’essere riuscite ad emergere in una società maschilista, come testimonia anche la letteratura dell’epoca, spesso intrisa di misoginia.
Donne e potere. Un binomio che appartiene alla notte dei tempi e che non smette di destare interesse. C’è chi ritiene che dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna e c’è chi ritiene, come Iorfida, che non si possa generalizzare. «Il potere è unico», ha dichiarato il presidente dell’associazione Anassilaos, dunque non avrebbe sesso. Lo testimonia la storia, secondo Iorfida, fatta di uomini e di donne parimenti spietati quando sono in gioco la conquista o la conservazione del potere. Ciò che forse distingue la donna dall’uomo è la sua maggiore capacità di servirsi dell’intuito.
Meno affidabile, soprattutto se usata maldestramente, l’arma del fascino, alla quale non mancarono di ricorrere le donne dei Cesari, distruttiva quando non accompagnata dall’intelligenza.
Ha scritto Oriana Fallaci: «Il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia. Il vero potere ti strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza». Sembra dunque che, se il potere avesse sesso, sarebbe “femmina”.